…] Tra nenie e silenzi
Scendevano al Sinni
Lavando i panni
Odorosi di bucaneve
Le lavandaie
Quando le nonne ..
Sgranavano il rosario
Aspettando
Il raccolto abbondante di grano[…]
(Giusi Pontillo – Borgo Antico)
L’irrigazione è una pratica antichissima. Dopo aver ricavato il proprio frumento per quattromila anni sui rilievi semiaridi che attorniano le valli del Tigri e dell’Eufrate, la cosiddetta Mezzaluna fertile, i primi coltivatori dell’Eurasia pensarono di coltivarlo usufruendo delle piene primaverili dei due fiumi, al centro della grande valle, dove la piovosità è quasi nulla. L’uso delle piene avrebbe imposto la loro regolamentazione, l’organizzazione di grandi masse di lavoratori e la costruzione di immensi depositi per raccogliere il prodotto che era sufficiente all’alimentazione delle popolazioni per l’intero anno. Si è detto che se la nascita dell’agricoltura aveva imposto la dimora stabile dei coltivatori e determinato la nascita del villaggio, quella dell’irrigazione impose la nascita della città. Nata in Mesopotamia, la prima civiltà irrigua avrebbe conosciuto la propria copia in Egitto, oltre un millennio più tardi sarebbe stata ricalcata in Asia dalla civiltà del riso, due millenni dopo da quella del mais in Messico e in Perù.
Nell’Occidente l’irrigazione si è sviluppata lentamente. Nel Mediterraneo sono stati gli arabi a diffonderla. Nacque così l’irrigazione padana, l’attività che avrebbe assicurato all’Italia un decisivo vantaggio economico su tutti i paesi del Continente, come attestano gli splendori della civiltà italiana del Basso Medioevo e del Rinascimento. Nei secoli successivi l’irrigazione non conobbe sviluppi significativi: la sua espansione iniziò, in seguito alla crescita demografica, all’alba del Novecento, e andò avanti, in crescendo esponenziale, fino al Duemila. Dalle prime dighe di Assurbanipal e di Ramsete, in quattromila anni l’uomo ha costruito dighe e canali per irrigare.
Mentre tutte le proiezioni prevedono, nei prossimi trent’anni, la dilatazione della domanda alimentare, che secondo autori autorevoli raddoppierà, al quesito se sarà possibile estendere ulteriormente le aree irrigue è più verosimile si debba dare risposta negativa che positiva. Le disponibilità sono sempre più intensamente contese all’agricoltura dalle città e dalle industrie. E’ necessario dunque continuare a monitorare lo stato e le tendenze evolutive dell’ambiente, adempiendo alle richieste della legislazione e dei regolamenti, verificare l’efficacia e l’efficienza, in termini di completezza e di qualità, delle prestazioni dei soggetti e delle strutture responsabili, garantendo così la qualità dei dati, dei metodi, delle procedure e delle strutture ad esse dedicate. Le strutture tecniche per il monitoraggio e i controlli ambientali sono prevalentemente gestite dal sistema delle Agenzie ambientali (Arpab, Ata, etc.), soggetti principali per le attività di controllo, ma le loro attività si completano con un sistema rappresentato da numerosi laboratori pubblici, dalle Istituzioni e Corpi Centrali dello stato con funzioni specialistiche, Autorità di bacino, Capitanerie di Porto, etc. e da un insieme di Istituti tecnico-scientifici (ENEA Università) che operano nel settore del monitoraggio e controllo, spesso per conto della Pubblica Amministrazione.
Secondo una recente ricognizione effettuata presso le ARPA per il popolamento dell’indicatore “attività di controllo”, pubblicata sull’Annuario 2003, le attività di controllo mirate alla tutela delle acque sono circa 210.000, per una copertura territoriale di 18 regioni su 20. Tali dati, se sommati ai controlli effettuati da Corpi e Istituti dello Stato diversi dal Sistema Agenziale, portano il numero dei controlli a livelli rilevanti, anche considerando le attività aggiuntive dei monitoraggi. Nel Decreto Legislativo 152/99 sono state inserite alcune innovazioni (rispetto alla precedente Legge 319/76) circa l’obbligo di autorizzazione e il sistema sanzionatorio: la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale delle aree inquinate e degli impianti.
La Basilicata ha un complesso ed articolato schema idrico che consente di prelevare acque da corpi idrici superficiali e, attraverso invasi di notevoli dimensioni e destinarli ai diversi usi. Con la recente modifica ai PSR già approvati, resa obbligatoria dalla Comunità Europea, è stata data enfasi all’uso razionale della risorsa idrica, promuovendo il ricorso ad impianti per il trattamento delle acque reflue aziendali, l’impiego di tecnologie per il risparmio idrico, l’impiego di tecniche di produzione a basso consumo di acqua ed il recupero della capacità di invaso dei bacini naturali e artificiali.
Il progetto SIT BIB nasce per rispondere a tutte queste esigenze. Promosso dal Consorzio di Bonifica Alto Bradano e Metaponto, destinato alla regione Basilicata, a tutte le altre aree consortili, ai comuni e al mondo forestale e dell’agricoltura, mira a creare uno strumento di controllo, monitoraggio e gestione delle reti irrigue attraverso l’elaborazione, l’organizzazione e il costante aggiornamento di un archivio storico che consenta di monitorare la situazione reale nel suo evolversi temporale. L’archivio realizzato sarà a disposizione per la consultazione interattiva da parte dei soggetti interessati. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di due App, utilizzate dal personale tecnico consortile direttamente sul campo, e la realizzazione di un software dedicato a tutti gli agricoltori consorziati per la gestione delle domande irrigue on line, in una prospettiva di innovazione e ammodernamento.