E’ partita la terza edizione del “Campus Archeologico per i Ragazzi”, realizzato presso la Torre di Satrianum in affiancamento allo scavo della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera. Alcuni laboratori, a cui hanno partecipato i ragazzi, hanno prodotto manufatti utilizzati a Satrianum durante la manifestazione culturale “I doni della sposa. Storia di un matrimonio normanno” del progetto “Festivalia, l’Archeologia si racconta” della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. Le iniziative rientrano tra le attività di ricerca, valorizzazione e comunicazione del progetto Chora.
“Alle attività di scavo hanno partecipato 26 ragazzi, formando un vero e proprio gruppo di lavoro sul campo che ha imparato alcuni elementi base del lavoro dell’archeologo. Tutti hanno apprezzato il valore dei beni e degli oggetti antichi recuperati. I ragazzi si sono divertiti, ma hanno esplorato un mondo sconosciuto fino a che non hanno partecipato al campus archeologico. Si è passati, quindi, dal lavoro realizzato con l’argilla per ricostruire le formelle medievali della Cattedrale di Satrianum, realizzando anche raffigurazioni di animali mitologici incise sulle formelle. Noi vogliamo partire dai ragazzi, facendoli entusiasmare nella certezza che per in futuro siano pronti a diventare persone sensibili verso l’archeologia”. E’ con queste parole che Dimitris Rubis, docente della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici e responsabile del Campus Archeologico per ragazzi, si prepara alle attività da mettere in campo per il prossimo anno. “Nel 2019 pensiamo a un campus archeologico che duri più tempo e che sia itinerante, costruendo un triangolo virtuoso che includa Matera, Satrianum e un altro sito in Basilicata ancora da scegliere”.
Anche Michele Laurenzana, presidente dell’associazione Memorìa nonché soggetto attuatore del campus, ha mostrato grande soddisfazione per il lavoro svolto con i ragazzi. “I partecipanti si sono confrontati con il settore dell’archeologia – ha dichiarato Laurenzana – arricchendo il proprio bagaglio di conoscenze tecniche e storiche. Sono stati messi in gioco parecchi argomenti che hanno fatto da pungolo, stimolando la loro creatività, la loro capacità di adattamento e la conoscenza del mestiere dell’archeologo”.
Il campus archeologico per ragazzi ha avuto un ottimo riscontro anche tra i partecipanti. “E’ stata un’esperienza di crescita immensa – ha dichiarato il piccolo Alessandro –. Il campus mi ha permesso di prendere coraggio e dormire lontano da casa per sei giorni. Ho imparato tante cose e mi è piaciuto moltissimo visitare la Cattedrale di Tito. Mi è piaciuto anche fare le formelle di argilla. Sì, il terzo giorno è stato quello più bello per me. Insomma sono tornato a casa più ricco di prima e pure più sicuro di me stesso. Da grande potrei fare l’archeologo. Perché no?”