“Mi piacerebbe aiutare questa regione che preferisco chiamare Lucania e non Basilicata”
Francis Ford Coppola
L’intensificarsi dell’espansione della popolazione verso la costa e l’aumento del rischio costiero a causa della variazione climatica globale necessariamente costringono gli Amministratori a prestare particolare attenzione alla gestione dei litorali, sia a livello centrale che locale. I litorali di tutto il mondo sono sotto la minaccia crescente dell’erosione, con effetti drammatici sull’ambiente e sull’attività umana, danneggiando le infrastrutture ubicate lungo la costa e le attività economiche e mettendo a rischio la sicurezza della popolazione che vive sul litorale. L’erosione costiera è causata principalmente dall’azione del mare, anche a causa dell’aumento delle frequenze di apparizione delle tempeste e delle inondazioni e in maniera subordinata, anche se rilevante, dall’attività umana, legata per lo più al prelievo dei materiali sabbiosi dalle foci fluviali e dalle spiagge per il loro utilizzo come inerti per le attività edilizie.
L’uomo ha per troppo tempo confidato ciecamente e irrazionalmente sul fatto che la natura, con le sue ferree leggi, potesse trovare in sé la forza di rimediare al turbamento dell’equilibrio da lui stesso causato con la sua attività. E’ stato così fino a quando i guasti dell’uomo o gli interventi sull’ambiente sono stati limitati, ma la rivoluzione industriale prima e quella tecnologica poi hanno evidenziato la difficoltà di continuare a fare affidamento esclusivo sulle capacità di autodepurazione del mare. A livello internazionale e comunitario non troviamo una normativa specifica che riguarda l’erosione marina e la difesa della costa. Nel 1987 la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, nel Rapporto Brundtland, elabora il concetto di Sviluppo Sostenibile come sviluppo che risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Lo Sviluppo Sostenibile diviene condizione necessaria affinché non sia irrimediabilmente intaccato il patrimonio di risorse naturali, tentando così, per la prima volta, in nome del principio di equità intergenerazionale, di coniugare sviluppo economico e tutela ambientale. La Dichiarazione di Rio, stilata nel 1992 in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite su “Ambiente e Sviluppo”, riprende ed amplia il nuovo approccio, aggiungendo altri corollari.
A livello comunitario esistono tuttavia convenzioni che esaminano temi di carattere generale come, ad esempio, la tutela del mare. Prima tra tutte la Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e del litorale del Mediterraneo, adottata a Barcellona nel 1976 e modificata nel 1995. La Convenzione, insieme ai suoi 7 Protocolli, compone un quadro legislativo del Piano di Azione per il Mediterraneo (MAP), che rappresenta uno dei diversi Programmi dell’UNEP sui “Mari Regionali. Il MAP ha inoltre un altro documento legale importante, il “Quadro Regionale per l’Adattamento al Cambiamento Climatico per le Aree Costiere e Marine del Mediterraneo”, approvato nel 2016. Con la sua approvazione i paesi del Mediterraneo hanno concordato sugli obiettivi strategici le indicazioni e le priorità per gli amministratori e le parti interessate in materia di cambiamento climatico per le aree marine e costiere. Alla Convenzione di Barcellona si affianca il Protocollo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere del Mediterraneo del 2008. Il Protocollo ha l’obiettivo di promuovere un quadro comune per la gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo.
In attuazione della funzione programmatoria in tema di conservazione della biodiversità, la regione Basilicata ha adottato numerosi provvedimenti che riguardano la definizione delle misure di tutela e conservazione di habitat e specie ricadenti nei SIC e l’approvazione dei Piani di Gestione delle Aree SIC e ZPS. Tra questi la D.G.R. n. 904 del 07.07.2015 è l’atto con cui la Regione ha approvato il piano di gestione per i Siti Natura 2000 dell’arco Ionico lucano, individuando azioni specifiche di tutela che le altre pianificazioni riferite alla costa devono rispettare e sviluppare. Dopo anni, però, ci si ritrova con un paesaggio cambiato, e non in meglio. L’erosione costiera comporta un arretramento della linea di costa. Prima dell’arrivo dell’uomo era soprattutto dovuta al clima, ma oggi gli equilibri sono cambiati. Quando parliamo di erosione costiera intendiamo l’arretramento della linea di riva. L’erosione costiera per l’Italia è una malattia da prendere sul serio ma, più che “rimedi”, servono azioni coraggiose e concrete per un cambio di passo che sia significativo. Le coste italiane hanno senza dubbio bisogno di essere protette. L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, oggi Ispra, ha preso a cuore tutti i Km di costa, monitorandoli e accorgendosi che negli ultimi 50 anni la riva in media è arretrata di 25 metri.
Anche il progetto “Mater”, nel 2015, ha preso a cuore le coste italiane. Promosso dal C.G.I.A.M., Centro di Geomorfologia integrata per l’area del Mediterraneo, Mater è finalizzato allo sviluppo di una metodologia di analisi ambientale e territoriale connessa allo sfruttamento di risorse naturali ed ha come obiettivi la messa a punto di un sistema di monitoraggio per la previsione e la prevenzione del rischio idraulico e costiero, finalizzato ad implementare un monitoraggio sistematico basato sull’integrazione e l’utilizzo di dati radar.